Dopo aver mostrato gli effetti delle esondazioni del Seveso sulla città e l’hinterland, in questo secondo episodio del reportage di Milano Today andiamo alla ricerca delle cause delle alluvioni del torrente che da oltre 50 anni tiene sotto scacco interi quartieri del capoluogo lombardo. Un’emergenza che si ripresenta ogniqualvolta si verificano temporali di grandi dimensioni, ma che ha anche due motivi ben precisi: da un lato gli scarichi abusivi nelle acque del fiume a nord di Milano, e dall’altro la massiccia urbanizzazione di aree verdi che in passato costituivano la zona di ‘sfogo’ delle piene.
“Nel Seveso ci finisce di tutto – spiegano Gabriele Pagliari e sua madre, residenti a Lentate, piccolo comune sulle sponde del Seveso – Milano diventa perciò il punto di arrivo di tutti quei detriti che da noi si vedono galleggiare in acqua molto spesso. Quando poi si verificano le piene è frequente notare rami e tronchi d’albero trascinati dalla corrente, ma questo è normale se non si cura la pulizia delle rive. Il vero problema sono gli scarichi delle acque reflue, e quando nel torrente vedi la spazzatura vera e propria… Beh allora si tratta unicamente di una questione di educazione e consapevolezza. Ho provato a parlarne con gli abitanti della zona e alcuni non erano neppure a conoscenza del fatto che le acque di scarico non vengono depurate, ma finiscono direttamente nel Seveso dai nostri bagni. C’è poi la questione delle aziende private. Durante l’esondazione del novembre 2014, per esempio, la corrente invase un deposito di materiali edili della Lattonedil, e decine di lastre lunghe 3-4 metri finirono nel corso d’acqua creando una diga che ne favorì la fuoriuscita. Certo si è trattato di un episodio, e le esondazioni si sono verificate comunque in altri comuni, ma è stato lo stesso un episodio grave, anche perché poi si è dovuto ripulire tutto il fiume dai detriti”.
Se quindi gli scarichi abusivi contribuiscono a immettere nel Seveso materiali di ogni tipo, dall’altro lato la massiccia cementificazione delle aree verdi lungo le sponde del torrente ha diminuito drasticamente le aree di ‘sfogo’ delle piene. “Ma perché abitate a fianco a un fiume? Ce lo chiedono spesso – racconta ancora Gabriele – E la risposta è semplice: viviamo qui perché abbiamo avuto tutti i permessi necessari, qui… Andando invece verso Milano è frequente notare case che sono state costruite proprio sul Seveso, e questo accade perché le amministrazioni locali hanno concesso di edificare in zone potenzialmente alluvionali”.
“Urbanizzare in modo così selvaggio – spiega l’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Milano, Marco Granelli – significa ridurre il terreno che assorbe l’acqua e sostituirlo con superfici impermeabili che non possono drenare la furia di una piena del Seveso. L’acqua finisce sui tetti, poi nelle strade e infine nei tombini, andando così a immettersi nuovamente nel Seveso stesso, aumentandone la portata. Quando infine il torrente arriva alle porte di Milano, in queste condizioni, il flusso d’acqua è talmente grande da superare la portata dei canali sotterranei che furono costruiti in città negli anni passati per interrare il corso del fiume, che quindi esonda”.